mercoledì 25 giugno 2008

Una occasione alle ortiche ?

Riceviamo e pubblichiamo la risposta di Roberta Bisini a Danilo Rossi sull'argomento Parco e sua perimetrazione

Caro Danilo, il tempo si è fermato in sezione
(ovvero 50.000 ettari di Parco)

È vero, come scrive Danilo Rossi nella sua rubrica Nero su bianco che il dibattito in Consiglio Comunale sulla perimetrazione del Parco dei Castelli Romani costituisce oggi solo motivo di noia, e ciò per una serie di motivi.
Il primo è che è totalmente inutile: un ordine del giorno del Consiglio Comunale di Velletri rispetto al tema ha la stessa valenza di un ordine del giorno sulle armi nucleari in Iran o sul contingente italiano in Afghanistan cioè zero assoluto, forse sarebbe stato più proficuo se i nostri consiglieri comunali si fossero occupati della formazione della Nazionale di Donadoni, avrebbero probabilmente fatto un servizio più utile per la comunità.
In secondo luogo è insopportabile perché si basa su dati di fatto non obiettivi: si ignora o si fingono di ignorare le competenze regionali, le leggi nazionali e soprattutto le direttive dell’Unione Europea relative alle aree protette, particolarmente quanto stabilito riguardo al SIC dell’Artemisio che, essendo per l’appunto Sito di importanza comunitaria è vincolato da questo molto più che dall’essere area protetta.
In terzo luogo è dannoso in quanto l’esercizio dell’occultamento della verità aumenta l’ignoranza su temi come quello dell’ambiente che dovrebbe invece trovare approfondimenti teorici e pratiche ecologiche in ognuno di noi. A questo proposito anche tu caro Danilo cadi nel trabocchetto e non ti rendi conto che basta leggere le cronache locali dei giornali nazionali per vedere quali e quante attività sono svolte dal Parco a favore della collettività: basta saper leggere il sito del Parco per esempio per avere un minimo di informazione corretta (www.parcocastelliromani.it) ed è paradossale che nel 2008 si facciano non solo polemiche, ma addirittura un consiglio comunale dove evidentemente neanche uno dei consiglieri si è preso la briga di documentarsi in rete (per la serie “la politica al passo con i tempi” mi chiedo se il dibattito sul bilancio comunale si farà col pallottoliere). Per esempio tramite il programma di visite guidate del Parco “Cose mai viste” (anche il sito www.cosemaiviste.it) sono stati e saranno portati a scoprire le bellezze naturalistiche e archeologiche della nostra città molti più visitatori che in 30 anni di Assessorati al turismo di Giunte di Centrosinistra e Centrodestra. Inoltre, come sicuramente argomenterà presto l’Assessore all’agricoltura Carlo Guglielmi, avrà la precedenza nell’accesso ai finanziamenti del PSR (Piano di Sviluppo Rurale) sempre dell’UE chi opererà all’interno di un’area protetta, quindi, con una provocazione paradossale, il PD, se facesse una politica rivolta al futuro e non agli anni ‘80, dovrebbe chiedere l’inglobamento dei terreni agricoli di Velletri all’interno dell’Area Protetta e arrivare così ai 50.000 ettari del titolo.
Ma ciò che più tormenta è, come hai scritto tu, il fermarsi del tempo rispetto al dibattito; dal lontano 1995 anno nel quale l’amministrazione comunale guidata da Ciafrei prendeva per la prima volta un atteggiamento ambiguo e controverso rispetto alla questione dei confini nulla è cambiato: nel frattempo c’è stato il Protocollo di Kioto, un’assunzione di responsabilità di governi, la comunità scientifica si è espressa in maniera inequivocabile circa i mutamenti climatici e gli effetti disastrosi che ne conseguono, e all’interno dei partiti, mi riferisco in particolare al Partito Democratico, facendone parte, si continua a sostenere una posizione ambigua rispetto al tema del Parco.
È vero che nel dibattito consiliare è stato detto a chiare lettere che non c’è possibilità alcuna di sanatoria per le costruzioni abusive ricadenti in area protetta ma si è continuato a “comprendere” e a sostenere le ragioni dei cacciatori, come se la caccia, attività invero secolare, fosse un motore attuale dello sviluppo, quando per ragioni storiche e sociali, oramai è rimasto il triste divertissement di qualche anziano che si rifiuta di fare altra attività sportiva senza ammazzare esseri viventi.
Se il PD vuole sostenere un progresso ecologico, un’idea cioè di creare a Velletri le basi di un’economia reale che salvaguardi e soprattutto valorizzi i veri tesori della città che sono la natura, le tradizioni e la storia e non certo l’abusivismo e la caccia non può permettersi di agire come se nulla fosse successo negli ultimi 20 anni, come se soprattutto non ci fosse alla base dell’azione politica il bisogno di esprimere con forza l’etica delle scelte fatte in nome della collettività e dei bisogni generali.
Le ragioni dell’ambiente sostenute anche in questa occasione con forza dal Circolo La Spinosa, dalla Lipu, dal WWF, da Italia Nostra sono le ragioni di Velletri, sono le premesse perché questa città sia un motore di progresso ecologico e non il rifugio di una certa “nostalgia canaglia” specie se si tratta di quell’abusivismo che costituisce il vero cancro di questa città.
Queste motivazioni non possono non trovare spazio anche all’interno di un partito nuovo che, con la sua costituzione, ha inteso rinnovare profondamente la politica. La scommessa di un cambiamento passa anche attraverso piccole grandi questioni da affrontare con chiarezza dimenticando e superando atteggiamenti ipocriti e di basso profilo. È ora che si parli, con cognizione di causa, di progresso ecologico, di turismo naturalistico, di agricoltura biologica di qualità, di tradizioni da salvaguardare (dai carciofi alla matticella, alle camelie), di riscoperta di un’identità veliterna e castellana che rafforzi il senso di appartenenza ad una Comunità vera e nello stesso tempo attragga il cittadino consumatore consapevole. Questa è l’opportunità che ci offre essere all’interno di un’area protetta, questa è l’occasione che con l’ultimo consiglio comunale abbiamo (spero solo momentaneamente) buttato alle ortiche.

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