Era prevista nel programma
dell’Amministrazione di governo della città di Velletri: annunciata di mese in
mese, e sempre rinviata, finalmente a giugno di questo anno 2012 era stata
annunciata nel corso di una conferenza all’Istituto sperimentale per
l’Enologia. Presenti il sindaco, l’assessore all’ambiente, il presidente della
Volsca, tra complimenti reciproci e autoesaltazioni, era stata presentata una
campagna di informazione capillare e l’inizio del servizio vero e proprio in un
quadrante della città, comprendente parte del centro abitato e una vasta zona
di campagna.
Sembrava, quindi, iniziare un
percorso virtuoso per la raccolta dei rifiuti, tendente ad abbassare in modo
consistente il conferimento in discarica, a riciclare vetro, carta, plastica,
rifiuti organici, con l’avvio di una raccolta porta a porta.
Un percorso, peraltro
obbligatorio, dato che l’Unione Europea richiede il raggiungimento della quota
del 65% di raccolta differenziata entro il 2012.
Già da tempo sono arrivate
a La Spinosa segnalazioni di cittadini infuriati: sono stati tolti i cassonetti
per a raccolta indifferenziata, ma non sono stati avvisati in nessun modo gli
stessi dei tempi di raccolta, né dotati dei kit necessari; alcuni nostri volenterosi
soci sono andati a ritirare i kit presso l’isola ecologica, ma nessuno è
passato a ritirare il materiale, con la conseguenza che gli stessi sono
costretti a buttare i rifiuti nei cassonetti ancora esistenti in campagna o in
città.
E’ evidente che abituare gli
utenti alla pratica virtuosa della differenziata non è semplice: ci sono
resistenze dovute alla scarsa consapevolezza della necessità del riciclo,
malgrado siano evidenti a tutti i danni provocati dall’esistenza delle
discariche che costituiscono un pericolo per la salute e per l’ambiente. E va
pure detto che il fatto che la popolazione di Velletri abiti prevalentemente in
campagna, in un territorio molto vasto, composto da strade e stradine
(risultato di un’espansione urbanistica non controllata del territorio e
prodotto dell’abusivismo più sfrenato), complica le cose. Non a caso, infatti,
dalle informazioni che abbiamo, sembra che la raccolta funzioni in modo
adeguato all’interno della città, nella zona 167.
Ma quello che è successo e
che succede in campagna, produce solo il risultato aberrante del rifiuto da
parte dei cittadini, anche di quelli più consapevoli e sensibili ai problemi
dell’ambiente, a praticare la raccolta differenziata: un sentimento di rabbia
da parte di persone che si sentono prese in giro in quanto si trovano in una
evidente condizione di disagio.
L’inadeguatezza delle
istituzioni appare del tutto evidente: per governare certi processi è
necessario avere una profonda cultura ambientalista: basterebbe seguire quello
che accade in Comuni virtuosi, che riescono in poco tempo ad aumentare il
livello della raccolta fino al 70%, per non parlare di realtà, presenti
soprattutto al Nord, che arrivano alla quasi totale eliminazione del rifiuto
indifferenziato. Ma bisogna crederci, informarsi, seguire le altre realtà,
confrontarsi con le altre esperienze, copiare, prendere esempio, avere insomma
le capacità e l’umiltà di avviare un processo culturale che convinca i
cittadini che è necessario per sé, per i propri figli e nipoti, per il futuro,
insomma, del pianeta. Rifiuti zero è un obiettivo che rimane ancora molto
lontano per la nostra città.
La Spinosa per l’Ambiente
2 ottobre 2012